Libero dalle costrizioni del Festival, Amadeus racconta la verità sulla sua collaborazione con Rai: scartato e considerato un ripiego.
Il Festival di Sanremo è indubbiamente un’istituzione della televisione italiana, universalmente considerato l’evento musicale per eccellenza.
Tuttavia non è sempre stato così. Pur rimanendo un evento televisivo di grande rilevanza, in anni recenti il Festival aveva totalizzato share in calo ed era diventato solo un evento di sfondo per molti spettatori italiani.
Cos’è cambiato, quindi? Perché, negli ultimi anni, il Festival è tornato ad essere un evento epocale, discusso per settimane su testate giornalistiche e social?
C’è chi sostiene che il merito sia degli sforzi del suo direttore artistico, ovvero Amadeus, che ha preso le redini della trasmissione nel 2020. Ma è proprio lo stesso Amadeus a smentire la fiducia di Rai nei suoi confronti, in un racconto straziante.
Classe 1962, originario di Ravenna, Amadeus (nome d’arte di Amedeo Sebastiani) non è certo un volto sconosciuto, e non lo era neanche prima del suo atterraggio al Festival di Sanremo nel 2020. Il conduttore vanta una notevole gavetta televisiva suddivisa tra Mediaset e Rai, con programmi del calibro di “Affari Tuoi” e “Tale e Quale Show”, che hanno sempre riscosso un ottimo successo. Ma Amadeus ammette di non essere mai stato il “favorito” di Rai, nemmeno nella selezione per il Festival di Sanremo.
In una recente intervista al podcast BSMT di Gianluca Gazzoli, il conduttore ha svelato i retroscena sull’ingaggio che lo ha portato sul palco dell’Ariston, ammettendo una verità sconcertante: non fu lui la prima scelta di Rai per l’edizione 2020 del Festival. “Mi chiamarono ad agosto”, rivela. “Se ti chiamano ad agosto, vuol dire che inizi a lavorare a settembre. Quando me l’hanno chiesto, mi sono detto: ‘Non hanno trovato altri’. Il pensiero della Rai andava in altre direzioni, che evidentemente non si sono concretizzate.”.
@gianlucagazzoli Da “sfavorito” a cambiare la storia del Festival di Sanremo 🤯🔥💫 @amadeusonoio è passato dal BSMT. Dalle prime esperienze in radio, fino al palcoscenico più prestigioso della televisione italiana. Una storia che parte da lontano ma che con passione, umiltà, impegno e una costante determinazione ha portato Amadeus a raggiungere risultati inimmaginabili e a conquistare la stima e l’ammirazione di tutti. La puntata con Amedues è davvero un sogno per me. Ho una stima infinita per lui, per quello che ha fatto negli ultimi anni e soprattutto per tutto il suo percorso. Un vero “underdog” che è riuscito a realizzare l’impensabile con le sue competenze e la sua esperienza, quando in pochi ci credevano Una puntata a cui tenevo tantissimo e che spero possa piacervi 🔥🥹 NON PERDERTI L’EPISODIO COMPLETO SU YT E SU TUTTE LE PIATTAFORME 🚨🎙 ➡️ @BSMT #passadalbsmt #amadeus #sanremo2024 #dietrolequinte ♬ Last Hope – Steve Ralph
Ma non tutto il male vien per nuocere. La consapevolezza di essere stato selezionato come “ruota di scorta” ha dato ad Amadeus la forza di prendere in mano le redini di un evento tanto importante in maniera poco ortodossa: “Ero consapevole che quel Festival sarebbe stato l’unico che avrei fatto, quindi me lo sono goduto.”. Vuoi o non vuoi, la scelta di Amadeus ha ampiamente ripagato le sue aspettative e quelle di Rai: non solo l’edizione 2020 totalizzò degli ascolti record, soprattutto se confrontate con quelle delle edizioni precedenti, ma diede il via alla rinascita del Festival come programma estremamente popolare tra le generazioni più giovani.
Il commentary su Twitter, l’introduzione di artisti giovanissimi, le vittorie di Mahmood e Maneskin tra Sanremo ed Eurovision, il Fantasanremo: tutti elementi che ormai fanno parte della quotidianità degli appassionati, ma che sono frutto dell’approccio di Amadeus al Festival della canzone italiana. Con l’edizione 2024, Amadeus ha detto per sempre addio al palco dell’Ariston: ora spetta a Rai decidere chi erediterà il titolo di conduttore, ma quel che è certo è che la new entry dovrà fare i conti con il lascito di Amadeus: il ripiego che ha dimostrato che anche i “panchinari” possono cambiare il corso della partita.